Musica di primavera

L'anno doveva essere il 1991 o 1992. Il periodo era senz'altro questo, prima o al massimo seconda decade di aprile. All'epoca ero già un ascoltatore mozartiano di lungo corso (o almeno mi stimavo tale) ma tra le opere liriche maggiori mi mancava il Ratto dal Serraglio. Fu appunto in quel periodo che - compiendo una delle periodiche incursioni in Galleria Umberto I a Napoli - comprai la mia prima edizione discografica di quest'opera. La scelta in negozio (Ricordi? Luxor Radio?) non era immensa e io volevo una registrazione digitale: sicchè fu giocoforza orientarsi sul cofanetto Decca (dalla bellissima copertina à-la Lele Luzzati) con la lettura di Georg Solti che dirigeva i Wiener e la stellare Edita Gruberova nel ruolo di Konstanze.


Da quando la ascoltai per la prima volta rimanendone folgorato, questa musica e la primavera sono nella mia testa un binomio inscindibile. Magari alla base della mia associazione potrebbero esserci dei motivi musicali fondati: è indubbio che questa musica abbia dentro di sè un entusiasmo e una freschezza con pochi equivalenti anche nello stesso Mozart; è indubbio che il perdono di Selim su cui l'opera si chiude non abbia la profonda, mesta dolcezza del perdono della Contessa nelle Nozze o l'amaro disincanto del perdono reciproco degli amanti infedeli di Così; è indubbio che il piacere quasi sensuale dei gorgheggi di coloratura nella parte di Konstanze non si ritroveranno più nella produzione operistica successiva. Tutto ciò è senz'altro vero. Ma forse dietro questo inevitabile assonanza  c'è solo la coincidenza fortuita tra la scoperta di questa musica e la primavera della mia vita, la corrispondenza tra il calore allegro dei cori dei giannizzeri, quello dell'aria della primavera e quello delle mie speranze di allora.

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