Da Studer a Schneider, ovvero un sabato al lago

Una vista di Brissago (da pbase.com)
Non so se si possa considerarlo un vantaggio, ma di certo uno degli effetti collaterali dello stare spesso col naso dentro le pagine di un libro è che certi posti diventano parte di una sorta di topografia privata, nomi su una carta geografica interiore: e questo a prescindere dal fatto che ci sia stati o meno nella realtà. Così ad esempio se avete letto I Buddenbrook non vi serve essere stati a Lubecca perchè case, strade e soprattutto l'atmosfera del luogo vi siano familiari.
Allo stesso modo, il toponimo Brissago l'ho conosciuto grazie alla lettura dei romanzi di Friedrich Glauser che hanno come protagonista il sergente Studer, e fin da allora il nome di Brissago è stato legato al tabacco: il massiccio, attempato, pervicace funzionario della polizia bernese è infatti un accanito fumatore di sigari Brissago, che forse gli restituiscono la lucidità a rischio di appannamento per causa delle abbondanti libagioni di vino rosso cui indulge.

Quando leggevo i romanzi di Glauser abitavo ancora al Sud sicchè la Svizzera, sia pure quella italiana, aveva un'ulteriore aura di esotico che col tempo si sarebbe un po' dissolta: resta il fatto che fino allo scorso sabato Brissago era per me solo - per usare la locuzione del cancelliere di Stato von Metternich - un'espressione geografica.
Questo stato di cose è stato irreversibilmente alterato per l'appunto sabato scorso in virtù di una gita che ha avuto come meta questo paesino sul lago Maggiore posto subito dopo il confine con l'Italia.

Devo però confessare subito che la gita non aveva finalità soltanto turistiche, né l'idea era quella di seguire più o meno vaghe suggestioni letterarie. Il benevolo lettore deve infatti sapere che a Brissago ha sete la benemerita Synjeco, distributrice svizzera di una serie di marche di tabacchi quali Samuel Gawith, Gawith & Hoggarth, Cornell&Diehl, G.L. Pease e via prelibatamente enumerando.

Il paradiso come se lo immagina un fumatore di pipa
Grazie alla disponibilità del titolare di Synjeco, il simpaticissimo Daniel Schneider, e ai buoni uffici del comune amico Angelo Fassi, insieme ad un gruppo di amici (fumatori, ma anche no) siamo riusciti ad organizzare una visita guidata in quell'autentico antro delle meraviglie che è il deposito di Synjeco, uno di quei posti che ogni fumatore di pipa dovrebbe avere l'occasione di visitare - a mò di pellegrinaggio alla Mecca - almeno una volta nel corso della propria esistenza. E a testimonianza del valore quasi di imperativo etico di una tale visita debbo citare l'eroismo di uno dei convenuti, che strappatosi dalla patria Salerno (!) all'alba si è sottoposto a un tour de force con andata e ritorno in giornata pur di presenziare.

All'ingresso in Synjeco il primo senso che viene inondato di sollecitazioni incredibilmente intense è l'olfatto: l'aroma di centinaia, di migliaia di scatole di tabacco di tutti i tipi e le fogge, accomunati solo da un altissimo livello qualitativo, ti accoglie con un impatto quasi stordente. Inutile tentare un'analisi approfondita illudendosi di riuscire a separare l'affumicato del Latakia dallo speziato del Perique, la morbidezza del Virginia dal terroso del Kentucky: è puramente e semplicemente l'odore di un sacco di roba buona tenuta tutta insieme.

Postcards from Paradise, 2
Poi si comincia a guardarsi intorno, e la visione che si para davanti agli occhi del fortunato pellegrino è altrettanto soggiogante del profumo: scatole, scatolette, vasi con tabacco sfuso, cartoni di bulk da 250 e 500 g, barattoli da due e otto once, minacciosi twist, settecenteschi tabacchi da fiuto, tutto allineato con svizzera metodicità sugli scaffali metallici. Un senso di abbondanza e disponibilità che può risultare addirittura intimidente, provocando sintomi francamente fantozziani quali l'azzeramento della salivazione e la più completa confusione mentale. Sono questi i momenti in cui si è contenti di aver scritto una lista almeno approssimativa di quello che si voleva, ammesso che si sia adottata una simile previdenza; o al contrario si rimpiange di non averla compilata, posto che di fronte a tanta meraviglia è già tanto ricordarsi il proprio nome, figurarsi i propri desideri di un paio di minuti prima.

Ma per fortuna a un certo punto si pensa che non si può abusare all'infinito della pazienza di Daniel e della moglie Agnieszka, i quali per tutto il tempo sono indaffaratissimi nel fornire assistenza logistica e psicologica a un gruppo di forsennati che, ridendo senza apparente motivo, continuano a prendere e a rimettere a posto scatole di latta, annusare tabacchi sfusi, contrattare urlando disponibilità di franchigia fino all'ultimo grammo. E così in un modo o nell'altro, dopo un'ultima occhiata di rimpianto per tutto quello che si è costretti a lasciare sugli scaffali, viene il momento di trasferirsi nell'ufficio (benedetto da una finestra che è in pratica una perenne cartolina sul lago Maggiore) e finalizzare gli acquisti. Ed esaurito anche questo passaggio, si guarda l'orologio e ci si rende conto che si è fatta ora di pranzo.

Pranzo a cui partecipano anche i sullodati Daniel e Agnieszka e che si svolge all'aperto, su una veranda con una fantastica vista lago. Così, allietati dall'ottimo pesce del luogo abbondantemente innaffiato di bianco e chiacchierando di tabacchi e di varia umanità con tutti i convenuti (menzione speciale per le ciacole in polacco fra Justyna e Agnieszka e per l'accordo completo fra me e Daniel circa l'incomprensibilità dell'usanza polacca di pasteggiare con bevande tiepide) si trascorre un piacevolissimo midi che vede il suo culmine nell'apertura della monumentale guantiera di sfogliatelle di cui il succitato amico salernitano ha pensato di omaggiare la compagnia ( impagabile la faccia del ristoratore svizzero a quello che evidentemente era il suo primo assaggio: "Mmmmm, buoooone... come avete detto che si chiamano? Sfogliate? Sfogliatine? Ah no, sfogliatelle").
E che ovviamente contempla un primo goloso assaggio al bottino appena conquistato. Per quello che mi riguarda, i profumatissimi Special Flakes di Samuel Gawith, che quasi prolungavano l'incanto olfattivo-gustativo che qualunque sfogliatella degna di questo nome è in grado di produrre.

L'appagamento ha molte facce. Almeno quattro. Brissago, 5 luglio 2015.

Ma il tempo scorre inesorabile e viene il momento di cominciare a pensare al rientro. Ci si saluta con la promessa, e la speranza, di potersi ritrovare presto tutti insieme. E io mi porto dietro qualche piccola correzione da apportare alla mia mappa interiore sotto il puntino che indica Brissago. Sigari, sergente Studer, OK. Ma da oggi anche gli Schneider, Synjeco, chiacchiere e risate. E - incredibile dictu - sfogliatelle.






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