"If it doesn't stop, shoot it"

Humphrey Bogart e Lauren Bacall in Key Largo
Non ho il piacere di conoscere Gregory L. Pease altrimenti se non attraverso le sue magiche creazioni. Ma non credo di sbagliare pensando che abbia una passione per i grandi noir americani degli anni '40 e '50.  Non si spiegherebbe altrimenti perché una delle sue più riuscite EM si chiami Maltese Falcon. O perché col tabacco oggetto di questo post egli abbia deciso di omaggiare ancora una volta John Huston battezzandolo col nome quanto mai evocativo di Key Largo. E in effetti una volta colto il nesso con questo film del 1948 (che gli spettatori italiano conoscono col titolo di L'isola di corallo) è impossibile non abbandonarsi alle suggestioni che esso porta con sé. Il Key Largo di Pease (e ringraziamo il cielo che i nomi dei tabacchi da pipa non vengano tradotti) è una miscela - presentata in forma di broken flake già parecchio sciolto - di Virginia rossi, orientali, una quantità giusta (= decisamente avvertibile ma non preponderante) di Latakia e foglia da sigaro. Partiamo dai Virginia rossi: chi ne conosce  il gusto sontuoso magari attraverso i meravigliosi Matured Virginias 25 e 27 di McClelland sa già che si tratta di una base decisamente importante e strutturata, piena di dolcezza e rotondità, in piena sintonia con le atmosfere quasi da tropico evocate da Huston. E come non pensare che la foglia di sigaro non sia un omaggio ai sigari fumati durante tutto il film da Johnny Rocco, un Edward G. Robinson in stato di grazia?

Key Largo & Duca Pipe
Ma questa di Pease non è banalmente una EM con un po' di foglia di sigaro aggiunta "per vedere l'effetto che fa" (e sappiamo che quando si esce dal seminato delle composizioni classiche il rischio dell'intruglio-Frankenstein è sempre dietro l'angolo) : il suo interplay con le altre componenti della miscela conferisce a quest'ultima un tocco decisamente dry e ne tira fuori delle deliziose note di cacao amaro assolutamente inattingibili in altro modo.

Devo confessare di avere un rapporto un po' problematico con le miscele contenenti Latakia. È un po' quello che mi succede col minestrone: se mi capita di assaggiarne uno buono lo apprezzo, ma è veramente difficile che me ne venga la voglia in prima (e spesso anche in seconda) battuta. Ecco, con questo Key Largo (ripreso in questi giorni dopo averne fumato un paio di scatole qualche anno fa) mi sta succedendo esattamente l'inverso: è un tabacco che sto avendo voglia di fumare e rifumare al punto da mettere un po' in ombra i miei prediletti Virginia.

Taglio e grado di umidità di questa miscela ne fanno un tabacco di fumabilità assolutamente facile. Si scioglie leggermente qualche pezzo di flake un po' più grosso, si carica, si accende e ci si mette in ascolto. In ascolto delle mille sfumature dei Virginia o della notina balsamica degli orientali, certo. Ma in sottofondo si sente anche la voce arrochita di Bogart. O quella sensualmente contraltile della Bacall.




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