Esercizi di traduzione dal polacco, 4

Un ricordo d'infanzia come tanti si trasforma, nella prosa acuminata di Sławomir Mrożek, in una riflessione sulla verità e sull'inganno. Il testo è tratto da "Osservazioni personali" (Uwagi osobiste, Warszawa, Noir sur Blanc, 2007)


Il latte


Cracovia, Planty. Fotografia di B. Maliszewska
A Cracovia, non lontano dal parco Planty, c'era una mescita di bevande analcoliche. Fra i tavolini di marmo, su piattini e tovaglioli, si serviva del delizioso latte. Freddo d'estate e - di sicuro - caldo d'inverno. Probabilmente anche altre bevande: cioccolata calda, kakao, limonata: ma di questo non ho la certezza perchè ci andai una volta sola, in estate, e bevvi solo latte. Mi ci accompagnò mia madre, avevo non meno di otto anni e non più di dieci: non meno di otto perchè imparai a leggere (e scrivere) all'età di sette anni e ricordo che riuscii a leggere da solo la scritta che campeggiava all'esterno della mescita: LATTE FRESCO. Non potevo avere comunque più di dieci anni perchè quando avevo dieci anni cominciarono la guerra e l'occupazione tedesca e in posti come quello - ahimé - non ci si andava più.
L'annuncio LATTE FRESCO mi inquietava: non era difatti scritto con la vernice o con lo smalto, ma inciso nella pietra sulla facciata dell'edificio, come avevo visto da qualche parte sui basamenti dei monumenti di granito. La cosa mi sembrava illogica. "E che succede" - pensavo - "se il rifornimento del latte arriva in ritardo, o si verifica qualche altra circostanza imprevedibile e il latte arriva non più fresco? O addirittura inacidito? In quel caso la scritta che è fissa continuerà a ripetere LATTE FRESCO. Ma solo il sostantivo LATTE sarà la verità, mentre l'aggettivo FRESCO diventerà una bugia".
Non sapevo ancora che proprio allora e proprio in quel modo la mia infanzia cominciava a finire.
Forse avevo imparato a leggere troppo presto.


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