Un tabacco, tre città. O forse quattro.
Devo la possibilità di fumare il St. Bruno a una strana triangolazione ispano-polacca, che va da Valencia (dove su mia commissione mio cognato lo comprò a maggio dell'anno scorso) a Varsavia (dove il tabacco ha soggiornato fino all'agosto successivo, quando è avvenuta la consegna) a Danzica (dove qualche giorno dopo, sempre in agosto, ho avuto modo di fumarlo per la prima volta).
Il St. Bruno è un tabacco di quelli che nel Regno Unito - sua patria d'origine - vengono definiti "da scaffale", intendendo lo scaffale del supermercato o del piccolo emporio su cui non è raro trovarlo. Nella perfida Albione se fate la spesa online servendovi della catena di supermercati Tesco potete ordinarne una busta insieme ai broccoli, al manzo o alle patate.
E' un prodotto che probabilmente nasceva (parliamo di un'epoca in cui il fumo di pipa era una pratica del tutto comune) avendo in mente come suo target di mercato la larga fascia compresa tra lo strato superiore della working class, che voleva qualcosa di meno forte degli stordenti twist e rope da minatore e quello inferiore della middle class impiegatizia, a cui magari il costo precludeva o limitava l'accesso alle miscele col Latakia o ai rarefatti Virginia puri.
Si tratta di una miscela di Virginia curati a fuoco e - come recita l'etichetta - "other fine leaf". Per me tra le altre "fine leaves" è presente una generosa porzione di Kentucky.
E' un tabacco che trovo meraviglioso. Ha un gusto pieno, intenso, rotondo, saziante. Il gusto di una buona Porter. Se avete presente la descrizione delle vivande del pranzo con cui comincia la saga dei Buddenbrook avete anche un'idea del sapore del St. Bruno. Brucia senza problemi e lascia pipa e bocca pulite. Ha abbastanza personalità da sostenere un tête-à-tête col fumatore e al tempo stesso è abbastanza discreto da sapersi mimetizzare elegantemente sullo sfondo se lo si fuma facendo o pensando ad altro.
E a me tutte le volte che lo fumo fa venire in mente la luce sontuosa e brunita delle città anseatiche: la Lubecca dei Buddenbrook o la Danzica del mio primo incontro col St. Bruno.
Il St. Bruno è un tabacco di quelli che nel Regno Unito - sua patria d'origine - vengono definiti "da scaffale", intendendo lo scaffale del supermercato o del piccolo emporio su cui non è raro trovarlo. Nella perfida Albione se fate la spesa online servendovi della catena di supermercati Tesco potete ordinarne una busta insieme ai broccoli, al manzo o alle patate.
E' un prodotto che probabilmente nasceva (parliamo di un'epoca in cui il fumo di pipa era una pratica del tutto comune) avendo in mente come suo target di mercato la larga fascia compresa tra lo strato superiore della working class, che voleva qualcosa di meno forte degli stordenti twist e rope da minatore e quello inferiore della middle class impiegatizia, a cui magari il costo precludeva o limitava l'accesso alle miscele col Latakia o ai rarefatti Virginia puri.
Il St. Bruno e la "sua" pipa, una Peterson Irishmade Army 69 |
Si tratta di una miscela di Virginia curati a fuoco e - come recita l'etichetta - "other fine leaf". Per me tra le altre "fine leaves" è presente una generosa porzione di Kentucky.
E' un tabacco che trovo meraviglioso. Ha un gusto pieno, intenso, rotondo, saziante. Il gusto di una buona Porter. Se avete presente la descrizione delle vivande del pranzo con cui comincia la saga dei Buddenbrook avete anche un'idea del sapore del St. Bruno. Brucia senza problemi e lascia pipa e bocca pulite. Ha abbastanza personalità da sostenere un tête-à-tête col fumatore e al tempo stesso è abbastanza discreto da sapersi mimetizzare elegantemente sullo sfondo se lo si fuma facendo o pensando ad altro.
E a me tutte le volte che lo fumo fa venire in mente la luce sontuosa e brunita delle città anseatiche: la Lubecca dei Buddenbrook o la Danzica del mio primo incontro col St. Bruno.
Il cielo sopra ulica Mariacka a Danzica, agosto 2012 |
Non ho ancora finito la prima carica di quello che mi hai regalato, anzi lo sto tutt'ora fumando, mentre ti scrivo, e posso solo ringraziarti, nel confermare l'esattezza delle tue valutazioni. Particolarmente azzeccata l'analogia col pranzo manniano. Aggiungo solo, per me che non sono particolarmente analitico, né sveglio, nell'esame delle mie sensazioni sensoriali, che in questo caso le caratteristiche del tabacco si offrono quasi da sé.
RispondiElimina