Laudamus te - G.L. Pease Union Square

"Sarà capitato anche a voi
di avere una musica in testa
sentire una specie di orchestra..."
(A. Amurri, B. Canfora, "Zum zum zum")

La "mia" pergola in Polonia, in cui tutto questo arzigogolo ha avuto luogo
 Se come me avete quarant'anni e più di ascolti musicali sulle spalle, anche a voi come a me sarà successo che in certe circostanze il giradischi della mente si metta a suonare per conto proprio, commentando i momenti che state vivendo con la musica secondo lui più adatta alla circostanza. E a quel punto il gioco diventa capire perchè: perchè proprio quella musica in quel momento? In qualche caso la spiegazione è relativamente semplice e magari abbastanza banalmente risiede nel testo che accompagna la musica: per dire, quando andavo all'università a dare gli esami quasi sempre mi faceva compagnia l'aria del Conte di Almaviva dal terzo atto delle Nozze di Figaro di Mozart, e in particolare l'inciso:

...già la speranza sola
delle vendette mie
quest'anima consola
e giubilar mi fa!

Eh sì, ingegneria non è stata proprio una passeggiata di salute.

In qualche altro caso però la suggestione è più sottile, per coglierla serve un lavoro un po' più di fino. 
Durante le - ahimè troppo brevi - vacanze estive di quest'anno me ne stavo beatamente a fumare il tabacco eponimo di questo post quando il giradischi ha preso a girare continuando a propormi una musica. 
Questa:





"Allora, vediamo" - mi sono detto. "Bach. La Messa in si minore. Laudamus te. E che ci azzecca?"
Il testo?
 
Laudamus te,
benedicimus te,
adoramus te,
glorificamus te

"No vabbè, in effetti il tabacco è squisito ma la tabaccolatrìa mi sembra un filino eccessiva. E quindi?"

Pensa, Gaetano, pensa.

"Che razza di musica è questa?" 
"Un'aria per soprano"
"E basta?"
"No beh, un'aria per soprano con violino solista obbligato"
"Cioè praticamente?"
"Un... duetto?"
"Ecco, chiamiamolo un duetto. E ora, di grazia, che tabacco stai fumando?"
"L'Union Square di G.L. Pease"
"Grazie all'ustnik. E come è fatto, di grazia, questo tabacco?"
"Virginia"
"Sì ma che tipo di Virginia? Bright, orange, lemon, rosso, firecured, stoved, cavendish, cosa?"
"Uè bello, calmo calmo, mò guardo la scatola e ti dico"
"Ecco bravo, guarda la scatola. Che c'è scritto?"
"From beautiful sweet brights to deep, earthy reds"
"Cioè praticamente?"
"Un... duetto?"
"Bravo, lo vedi che quando ti applichi..."
"Eh lo so, potrebbe fare di più..."
"...ma non si applica."

E in effetti ancora una volta il giradischi ci aveva preso in pieno. 

Le arie con strumento solista obbligato sono una delle grandi specialità di Bach, e io ho il sospetto che questa predilezione sia dovuta al modo che esse offrono di sfuggire all'inerente staticità dell'aria tradizionale, nella quale la melodia non può far altro che contemplare sé stessa; beninteso fra queste contemplazioni ci sono alcune delle pagine più belle della storia della musica, ma per Bach la musica è sempre linea-contro-linea: contrappunto.

Allo stesso modo la cifra distintiva di questo ennesimo capolavoro di Pease sta tutta nel dialogo che si instaura fra i vari gradi di Virginia impiegati, dialogo che fornisce alla miscela una complessità, una ricchezza, un'evoluzione probabilmente inattingibili in altra maniera. 
E questo dialogo - si badi bene - non significa mancanza di unitarietà e di integrazione, perchè l'asso nella manica di Pease sta nell'aver scelto tipologie di Virginia sì diverse ma in grado di formare un tutto armonico, allo stesso identico modo in cui Bach nella scelta dello strumento solista ha sempre cura di selezionarne uno che in termini di tessitura e di armonici sia compatibile con la voce che deve accompagnare.

Ora, raccontata in questo modo sembra che per apprezzare appieno l'Union Square sia necessario perlomeno un diploma di conservatorio e magari una specializzazione in musica antica, ma posso assicurarvi che non è affatto così: anche senza il giradischi che vi suona in testa potete godervi uno dei migliori Virginia attualmente in commercio, che tra l'altro si carica e si fuma con una facilità davvero disarmante e non è neanche particolarmente impegnativo in termini di nicotina.

Insomma: anche se le vostre preferenze musicali inclinano verso il jazz, l'hard rock o i neomelodici fatevi un favore e procuratevi una scatola (o anche più di una, dato che ovviamente le potenzialità di di invecchiamento sono enormi) di questo tabacco. E mentre lo fumate di sicuro qualcosa comincerà a suonarvi in testa.


Commenti

  1. Fa parte dell'infornata degli americani appena (ri)tornata in Italia?

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  2. Cosa ne pensi del Dark Bird's Eye e del Dark Flake di GH? E in generale, quali sono i tuoi virginia (o virginia-based) forti preferiti?

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    Risposte
    1. Devo confessare che tanto mi piace il Virginia curato ad aria (ma anche stoved, cavendish e chi più ne ha più ne metta), tanto poco mi piace quello firecured: trovo anzi che la cura a fuoco sia un ottimo sistema per ammazzare ciò che diversamente sarebbe potuto diventare un meraviglioso tabacco :-)
      Su questa base capirai che non ho particolari simpatie per nessuno dei due tabacchi che citi: per carità, mi rendo conto che materie prime e lavorazione sono eccellenti ma proprio non è il mio pane.
      Se ho voglia di un Virginia rinforzato più che verso i firecured mi oriento verso le combinazioni col Kentucky: Cumberland, Triple Play, Jack Knife Plug, Exhausted Rooster e così via.

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