Giant Steps


Una circonferenza di raggio 1 cm ha un'area di pi greco centimetri quadrati; una circonferenza di raggio 1 km ha un'area di pi greco chilometri quadrati. Analogamente, un triangolo rettangolo coi cateti lunghi 3 e 4 nanometri ha un'ipotenusa di 5 nanometri e uno coi cateti da 3 e 4 anni luce ha un'ipotenusa da 5 anni luce. Nella geometria la scala assoluta non ha importanza, quello che conta sono i rapporti fra le dimensioni. Quando però dal mondo iperuranio di Euclide e dei seguaci suoi ci caliamo nel mondo reale ci accorgiamo che spesso le cose non stanno esattamente così: come il vostro geometra di fiducia potrà confermarvi, se prendete a riferimento i calcoli per la villetta a due piani che vi ha costruito non potete moltiplicare per cinquanta tutti i numeri e ottenere i risultati che vi servono per lo svettante grattacielo da cento piani che volete realizzare per la vostra multinazionale; e ogni mezzofondista sa che la preparazione per gli ottocento metri non è l'allenamento per i cento moltiplicato per otto. 

Quando ho cominciato a pensare alla pipa del compleanno edizione 2021, mi è venuto in mente che alla mia collezione di Ardor mancava una delle declinazioni più caratteristiche della produzione dei miei amici di Gavirate, quella che soprattutto oltreoceano è diventata quasi un sinonimo di pipa Ardor: la Giant. Ed è su questo (lo ammetto, un po' fatuo) presupposto che si è concretizzata quella specie di scultura che vedete raffigurata nella foto qui sopra, sormontata da una "normale" Giove che comunque è una rispettabile gruppo 4 abbondante in termini Dunhill. 

La mia Giant è una pipa ragguardevole sotto ogni punto di vista, a partire dall'incredibile finitura arrivando alle dimensioni, che sono ovviamente la cosa che salta di più all'occhio: 26 mm di diametro interno, 208 grammi di peso e un fornello che più che altro è un piccolo pozzo capace di contenere fra i 7 e i 9 grammi di tabacco. La scatola in cui arriva non somiglia a una normale scatola da pipe, sembra piuttosto una scatola per scarpe da bambino. 

Dico la verità: a me piacciono le pipe grandi. Riconosco la squisitezza di fattura e di proporzioni delle pipe piccole, ne apprezzo la leggerezza ma all'atto pratico non sono il mio pane. Eppure quando il 22 aprile scorso è finalmente arrivato il momento dell'apertura della suddetta scatola e la pipa è venuta fuori in tutta la sua strabordante imponenza il primo pensiero che mi ha attraversato la mente è stato: "Eccallà, hai fatto la cazzata". È stato quindi con una certa perplessità che mi sono accinto a caricarla e ad accenderla. Non sapevo bene quale esperienza mi aspettava, sapevo solo che sarebbe stata lunga. Un po' come accingersi ad ascoltare per la prima volta l'ottava di Bruckner senza conoscerne molto: uno legge la durata dei movimenti e si rende conto con sgomento che il solo Adagio conterrebbe comodamente una qualunque sinfonia di Mozart tutta intera. 

Ma ora che un po' di fumate le ho fatte e la pipa è sostanzialmente rodata (ah, il rodaggio di una Ardor, che cosa bella...) mi sento di affermare che - al di là della spinta collezionistica - una Giant dovrebbero averla tutti. O almeno tutti quelli che sia pure occasionalmente possono dedicare due ore e mezzo a fumare la pipa. 

Vedete (e così forse si capisce il senso dello sproloquio posto in testa a questo post), fumare in una pipa tanto grande non è come fumare due (o anche tre) volte di fila in una pipa ordinaria: è un'esperienza differente. Non so bene se a questo risultato contribuisca la quantità di tabacco impegnata, lo spessore del legno, la lunghezza del cannello o cos'altro, ma tant'è.

L'impatto iniziale è sorprendentemente delicato, complice anche una temperatura del fumo molto bassa e che tale si mantiene fino alla fine. L'evoluzione è lenta ma continua, a ogni boccata il tabacco sembra trasformarsi. Ma quello che è veramente esaltante è l'ultimo terzo di fornello, la zona che in una pipa normale è tradizionalmente la più avara di soddisfazioni. Ancora una volta non mi so spiegare esattamente il perché, ipotizzo che c'entri qualcosa una sorta di tostatura che a quel punto ha subito il tabacco, fatto sta che i sapori diventano più "scuri" e profondi e anche un Virginia chiaro acquisisce un corpo e un vigore insospettabili. Un'autentica "Final-Symphonie", ancora una volta torniamo all'ottava di Bruckner. 

È la pipa perfetta? Ovviamente no, è troppo grande, troppo pesante (va fumata rigorosamente seduti, sorreggendola costantemente con la mano e anche un bracciolo sotto il gomito non è un optional), troppo capiente. Ma è una pipa straordinaria, in grado di celebrare adeguatamente (ma anche di creare) occasioni altrettanto straordinarie. Se - come yours truly - avete anche il vizio del binge-watching potrete calarvi la nuova serie Netflix fumando dall'inizio alla fine la stessa pipa. Insomma: di sicuro non può essere la prima pipa di nessuno, e forse neanche la terza o la quarta.
Ma se pipe e tabacchi vi interessano sul serio  una Giant vi potrebbe regalare sorprese che neanche siete in grado di immaginare. 



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