Critica della ragion pratica
Jan Jansz van de Velde, Natura morta con pipe, ca. 1651 |
Sembra quasi che - per una sorta di inconfessato senso di colpa - la nostra tendenza ad ammantare di razionalità le scelte di acquisto che facciamo diventi sempre più pressante man mano che la natura di ciò che acquistiamo diventa meno utilitaristica e più francamente voluttuaria.
Ovviamente anch'io ho le mie idee in merito di pipe (e non solo), e oggi ho deciso di condividerle con codesto rispettabile pubblico.
Se parliamo di aspetti pratici e strettamenti legati alla fumabilità dell'oggetto, secondo me non ce n'è per nessuno: nulla può battere una pipa di terracotta. E' una pipa instancabile, fuma asciutto, non necessita di rodaggio, non "colora" il tabacco con aromi e sapori estranei. Il cannello di legno si può all'occorrenza sostituire con una spesa simbolica e laddove la pipa stessa mostrasse segni di cedimento basterebbe rimetterla in fornace per riottenere, come l'araba Fenice, una pipa nuova.In più il costo unitario del manufatto è tale da consentire di tenersene in casa una scorta anche sovradimensionata e potere così fronteggiare eventualità quali rotture, crepe e altro.Anche le pannocchiette sono abbastanza vicine al punto di ottimo, ma le terracotte le battono per durabilità e assenza assoluta di rodaggio.
E quindi?
E quindi la verità (sempre per me, sia chiaro) è che nel comprare una pipa la fumabilità è solo uno dei fattori che entrano nel gioco. Di norma è il più importante, ma non esaurisce di certo ciò che forma e alimenta il meccanismo di valutazione. E se si ammette questo, si capisce che lo spettro delle possibilità diventa potenzialmente infinito. La mia Gilli del compleanno è una grande pipa non solo per quanto bene fuma: ma anche per quanto è leggera, per quanto perfette sono le sue proporzioni, per quanto è curata in ogni dettaglio, per quanto è cromaticamente originale. Sono tutti fattori che non passano per il naso o il palato; ma contribuiscono al piacere della pipata in maniera impalpabile ma non per questo inesistente.
E' ovvio che ognuno sceglierà col proprio criterio, i propri gusti, la propria cultura e anche col proprio portafogli quali di questi fattori prendere in considerazione e quanto pesarli; ma affermare aprioristicamente che non val la pena spendere più di N euro per una pipa mi sembra difficilmente difendibile.
Insomma, come al solito nel lento fumo (e non solo) è tutta questione di riflettere, ponderare e valutare. Perchè ogni piacere deriva da una retta valutazione, come diceva Epicuro duemilacinquecento anni fa. Non so se Kant fumasse la pipa, ma non mi stupirebbe se se ne fosse sempre astenuto; sono invece abbastanza certo che - ci fosse stato tabacco ai suoi tempi - Epicuro di tanto in tanto una pipata se la sarebbe concessa di gusto.
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